DOC, DOCG e Cartizze - BLS • Benotto Luigino Spumanti
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DOC, DOCG e Cartizze

Fino al 2009 “Prosecco” era il nome di un vitigno e come tale poteva essere coltivato in qualunque parte del mondo. Il Prosecco che veniva coltivato nelle colline tra Conegliano e Valdobbiadene fin dal 1500, come attestano le opere del Cima da Conegliano in cui si vedono i vigneti, vanta oltre che una lunga tradizione, anche condizioni di esposizione e composizione dei terreni particolarmente felici.

Oggi “Prosecco” non è più il nome di un vitigno ma di un territorio. Mentre al vitigno è stato restituito il suo nome di origine: “Glera“.

Il Prosecco viene prodotto oggi in un ampio territorio, composto da 9 province e due regioni: Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Questa produzione si basa sulla Piramide della Qualità e si divide sostanzialmente in tre zone: la più ampia è quella del Prosecco DOC (Denominazione di Origine Controllata), a metà della piramide si trova quella del Prosecco DOCG (Denominazione di Origine Controllata Garantita) di Conegliano-Valdobbiadene ed infine al vertice è collocata la produzione del Prosecco Cru Cartizze.

La zona DOC, certificazione ottenuta nel 1969, coinvolge 555 comuni compresi tra le province di Treviso, Belluno, Padova, Vicenza, Venezia, Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone.

La zona DOCG, ulteriore certificazione ottenuta nel 2009, a maggiore tutela del Prosecco Superiore, include solo 15 comuni (Conegliano, Susegana, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, San Pietro di Feletto, Refrontolo, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Miane, Vidor, Follina, Tarzo, Valdobbiadene) e si estende su una superficie di circa 20 mila ettari. La vite è coltivata sui versanti più assolati delle colline, ad un’altitudine compresa tra i 50 ed i 500 m s.l.m.

La micro-zona Cartizze (compresa nella zona DOCG) si estende per soli 107 ettari della collina di Cartizze, nel Comune di Valdobbiadene, compresi tra le colline più scoscese di S. Pietro di Barbozza, S. Stefano e Saccol.

La Garanzia del DOCG è certificata da tre soggetti: il Consorzio di Tutela, che vigila sulla produzione, Valoritalia, che certifica il vino, e lo Stato, che appone su ogni bottiglia il contrassegno numerato, la cosiddetta fascetta. Quest’ultima, di colore rosa salmone, rende visibile la maggior garanzia con un sigillo posto sul tappo. Ogni fascetta ha un numero identificativo che rende rintracciabile la bottiglia in ogni momento: attraverso questo numero il consumatore potrà quindi risalire a ogni fase della storia di quel vino.